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Assegno di mantenimento: quando può essere modificato? Casi reali e regole aggiornate

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  • 14 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min
Assegno di mantenimento

L’assegno di mantenimento – destinato ai figli o all’ex coniuge – non è immutabile. La legge prevede che possa essere modificato quando cambiano in modo significativo le condizioni economiche, lavorative o familiari delle parti coinvolte.

Negli ultimi anni i Tribunali e la Cassazione hanno chiarito ancora meglio quali situazioni giustificano un aumento, una riduzione o addirittura la revoca dell’assegno. Questo articolo riassume i criteri attuali, i casi più frequenti e gli orientamenti recenti, così da offrire uno strumento pratico alle persone che vivono una separazione o un divorzio.


Cosa si intende per “cambiamento sopravvenuto”?


La modifica dell’assegno può essere richiesta solo se intervengono fatti nuovi, gravi, stabili e documentabili rispetto al momento della sentenza.

I giudici valutano sempre due elementi:

  1. Le capacità economiche attuali dei genitori o degli ex coniugi

  2. Le esigenze dei figli o le condizioni dell’avente diritto

Non basta quindi “sentire” che l’assegno non è più adeguato: servono prove concrete e durature.


Casi reali e giurisprudenza recente


1. La perdita del lavoro o la riduzione stabile del reddito


È una delle cause più diffuse di richiesta di modifica. La Cassazione ha stabilito che:

  • la perdita del lavoro non volontaria può giustificare una riduzione dell’assegno;

  • la riduzione deve essere stabile e non temporanea;

  • se il genitore dimostra di essersi attivato per trovare un nuovo impiego, la richiesta è più fondata.

Caso recente: un padre che aveva perso il lavoro a tempo indeterminato e aveva trovato un impiego precario ha ottenuto la riduzione dell’assegno perché la sua capacità economica era cambiata in modo “radicale e non transitorio”.


2. La nuova convivenza e il miglioramento del tenore di vita


La Cassazione negli ultimi anni ha chiarito che una nuova convivenza stabile può incidere sul mantenimento.

Non perché il nuovo partner sia obbligato a contribuire, ma perché:

  • riduce le spese del beneficiario

  • determina un miglioramento del suo tenore di vita

  • può costituire un cambiamento delle condizioni originarie

Caso reale: una madre, entrata in nuova convivenza con partner con reddito elevato, ha visto ridurre l’assegno a suo favore, poiché le sue esigenze economiche erano cambiate.


3. Figli maggiorenni: quando l’assegno si può revocare


L’assegno non scompare automaticamente quando un figlio compie 18 anni.

Il giudice valuta:

  • se il figlio studia con continuità

  • se ha un lavoro stabile

  • se rifiuta opportunità lavorative adeguate

  • se ha autonomia economica

Oggi la Cassazione è molto più rigorosa verso i figli maggiorenni che non dimostrano impegno: se non collaborano per raggiungere l’indipendenza economica, l’assegno può essere revocato.


4. Aumento delle spese per i figli

L’assegno può essere aumentato quando:

  • aumentano i costi scolastici o universitari

  • sono necessari trattamenti sanitari o terapeutici

  • cambiano le abitudini o le attività del minore

  • cresce il costo della vita della famiglia affidataria

In questi casi, più la documentazione è completa, più il giudice può intervenire.


Quando l’assegno NON può essere modificato


La giurisprudenza è chiara: non sono cause valide per una modifica dell’assegno:

  • dimissioni volontarie o inattività non giustificata

  • riduzione temporanea del reddito

  • spese voluttuarie o non essenziali

  • acquisto di beni che peggiorano artificialmente il bilancio personale

  • presunte difficoltà economiche non documentate

Un genitore non può “crearsi la povertà” per ridurre l’assegno.


Come si richiede la modifica: la procedura


Per ottenere una revisione occorre:

  1. Presentare ricorso al tribunale competente (separazione o divorzio).

  2. Documentare completamente il cambiamento avvenuto:

    • dichiarazioni dei redditi

    • buste paga

    • contratto di lavoro

    • prove della nuova convivenza

    • spese straordinarie documentate

  3. Attendere la decisione del giudice, che può:

    • aumentare l’assegno

    • ridurlo

    • eliminarlo

    • confermarlo


Una regola chiave: il giudice valuta l’equilibrio complessivo della famiglia


Non conta solo il reddito “sulla carta”: il giudice valuta:

  • patrimonio immobiliare

  • entrate accessorie

  • stili di vita

  • capacità lavorativa effettiva

  • contributo reale alla cura dei figli

L’obiettivo non è punire o premiare un genitore, ma garantire un futuro equilibrato ai figli e mantenere la proporzionalità fra le parti.


Conclusione

La modifica dell’assegno di mantenimento è possibile, ma richiede:

  • cambiamenti veri

  • documentazione chiara

  • coerenza con gli orientamenti giurisprudenziali recenti

Per chi sta attraversando una separazione o vive nuovi equilibri familiari, ottenere un'assistenza legale competente può fare la differenza tra un tentativo respinto e un risultato efficace.


 
 
 

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