Assegno di mantenimento: quando può essere modificato? Casi reali e regole aggiornate
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L’assegno di mantenimento – destinato ai figli o all’ex coniuge – non è immutabile. La legge prevede che possa essere modificato quando cambiano in modo significativo le condizioni economiche, lavorative o familiari delle parti coinvolte.
Negli ultimi anni i Tribunali e la Cassazione hanno chiarito ancora meglio quali situazioni giustificano un aumento, una riduzione o addirittura la revoca dell’assegno. Questo articolo riassume i criteri attuali, i casi più frequenti e gli orientamenti recenti, così da offrire uno strumento pratico alle persone che vivono una separazione o un divorzio.
Cosa si intende per “cambiamento sopravvenuto”?
La modifica dell’assegno può essere richiesta solo se intervengono fatti nuovi, gravi, stabili e documentabili rispetto al momento della sentenza.
I giudici valutano sempre due elementi:
Le capacità economiche attuali dei genitori o degli ex coniugi
Le esigenze dei figli o le condizioni dell’avente diritto
Non basta quindi “sentire” che l’assegno non è più adeguato: servono prove concrete e durature.
Casi reali e giurisprudenza recente
1. La perdita del lavoro o la riduzione stabile del reddito
È una delle cause più diffuse di richiesta di modifica. La Cassazione ha stabilito che:
la perdita del lavoro non volontaria può giustificare una riduzione dell’assegno;
la riduzione deve essere stabile e non temporanea;
se il genitore dimostra di essersi attivato per trovare un nuovo impiego, la richiesta è più fondata.
Caso recente: un padre che aveva perso il lavoro a tempo indeterminato e aveva trovato un impiego precario ha ottenuto la riduzione dell’assegno perché la sua capacità economica era cambiata in modo “radicale e non transitorio”.
2. La nuova convivenza e il miglioramento del tenore di vita
La Cassazione negli ultimi anni ha chiarito che una nuova convivenza stabile può incidere sul mantenimento.
Non perché il nuovo partner sia obbligato a contribuire, ma perché:
riduce le spese del beneficiario
determina un miglioramento del suo tenore di vita
può costituire un cambiamento delle condizioni originarie
Caso reale: una madre, entrata in nuova convivenza con partner con reddito elevato, ha visto ridurre l’assegno a suo favore, poiché le sue esigenze economiche erano cambiate.
3. Figli maggiorenni: quando l’assegno si può revocare
L’assegno non scompare automaticamente quando un figlio compie 18 anni.
Il giudice valuta:
se il figlio studia con continuità
se ha un lavoro stabile
se rifiuta opportunità lavorative adeguate
se ha autonomia economica
Oggi la Cassazione è molto più rigorosa verso i figli maggiorenni che non dimostrano impegno: se non collaborano per raggiungere l’indipendenza economica, l’assegno può essere revocato.
4. Aumento delle spese per i figli
L’assegno può essere aumentato quando:
aumentano i costi scolastici o universitari
sono necessari trattamenti sanitari o terapeutici
cambiano le abitudini o le attività del minore
cresce il costo della vita della famiglia affidataria
In questi casi, più la documentazione è completa, più il giudice può intervenire.
Quando l’assegno NON può essere modificato
La giurisprudenza è chiara: non sono cause valide per una modifica dell’assegno:
dimissioni volontarie o inattività non giustificata
riduzione temporanea del reddito
spese voluttuarie o non essenziali
acquisto di beni che peggiorano artificialmente il bilancio personale
presunte difficoltà economiche non documentate
Un genitore non può “crearsi la povertà” per ridurre l’assegno.
Come si richiede la modifica: la procedura
Per ottenere una revisione occorre:
Presentare ricorso al tribunale competente (separazione o divorzio).
Documentare completamente il cambiamento avvenuto:
dichiarazioni dei redditi
buste paga
contratto di lavoro
prove della nuova convivenza
spese straordinarie documentate
Attendere la decisione del giudice, che può:
aumentare l’assegno
ridurlo
eliminarlo
confermarlo
Una regola chiave: il giudice valuta l’equilibrio complessivo della famiglia
Non conta solo il reddito “sulla carta”: il giudice valuta:
patrimonio immobiliare
entrate accessorie
stili di vita
capacità lavorativa effettiva
contributo reale alla cura dei figli
L’obiettivo non è punire o premiare un genitore, ma garantire un futuro equilibrato ai figli e mantenere la proporzionalità fra le parti.
Conclusione
La modifica dell’assegno di mantenimento è possibile, ma richiede:
cambiamenti veri
documentazione chiara
coerenza con gli orientamenti giurisprudenziali recenti
Per chi sta attraversando una separazione o vive nuovi equilibri familiari, ottenere un'assistenza legale competente può fare la differenza tra un tentativo respinto e un risultato efficace.




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